OSSIGENO-OZONO TERAPIA
con tecnica laminoforaminale
L’ozono terapia ha contribuito a riempire il vuoto esistente tra la terapia farmacologica e quella chirurgica. Questa tecnica chiamata laminoforaminale è molto efficace poiché, eseguita sotto controllo ecografico, si puo’ posizionare l’ ago all’uscita del foro di coniugazione e iniettare il gas sia sulla radice nervosa/ganglio che sull’ ernia; diventa dunque molto importante stabilire esattamente il punto di infiltrazione che si trova nel terzo inferiore del processo spinoso della vertebra sovrastante il disco erniato a 2,5-3 cm dalla linea mediana. Con questa tecnica si può iniettare una minor quantità di ozono senza quindi causare dolorosa distensione muscolare. Si eseguono ambulatorialmente, come previsto dal Ministero della Salute, dalle tre alle cinque infiltrazioni con concentrazione del 20-23% di ozono a cadenza mono o bisettimanale. A differenza della tecnica abitualmente usata di ozono terapia, che è in realtà una normale intramuscolare dove si può arrivare anche a 20 sedute, con questa si agisce direttamente sul nervo compresso e sulla componente erniata permettendo all’ozono di svolgere la propria azione direttamente sulle componenti coinvolte. L’ozono svolge un’azione simile a un potente antinfiammatorio con un aumento della vascolarizzazione perineurale e con azione destruente nei confronti dell’ernia. Questa tecnica non presenta alcun tipo di effetto collaterale considerando che l’ozono non viene introdotto all’interno del canale, ma appena lateralmente al medesimo, posizionando l ‘ago di fianco alla radice nervosa appena uscita dal foro di coniugazione; tra l’altro l’ossigeno-ozono è un gas naturale privo di effetti collaterali e viene solo sconsigliato nei casi di pazienti gravide, pazienti con alcune patologie quali ipertiroidismo non compensato e pazienti affetti da favismo. Negli ultimi tre anni abbiamo utilizzato questa tecnica su numerosissimi pazienti , affetti da ernia discale con compressione sulla radice nervosa, radicoliti infiammatorie, alcuni tipi di stenosi del canale, con percentuali di risoluzione positiva intorno all’85-90% facendo seguire regolarmente alle infiltrazioni di ozono un ciclo di rieducazione motoria; tutti pazienti, comunque, nei confronti dei quali la terapia farmacologica non aveva portato benefici. Riteniamo dunque che questa tecnica infiltrativa costituisca attualmente la miglior possibilità di successo nelle patologie sopraddette, riuscendo a ridurre fortemente il numero di interventi chirurgici ai quali i pazienti avrebbero dovuto sottoporsi.
INTERVISTA DOTT SACCHELLI
(abstract dell’intervista televisiva al Dott. Sacchelli Massimiliano nel corso della trasmissione di ” Buongiorno Reggio” del 6/2/13)
ERNIA DISCALE
Dr. Sacchelli: prima di parlare di ernia cerchiamo di capire come è fatta la nostra colonna vertebrale: è formata da alcuni distretti di cui i più importanti sono il cervicale, dorsale e lombare. È formata da un alternarsi di vertebre costituite da osso e dischi fibrocartilaginei. Ognuno di questi dischi è formato a sua volta da una parte esterna, come un anello, dotata di fibre che racchiudono all’interno un nucleo che possiamo assimilare ad una sorta di bolla di gel . Quando il nucleo interno rompe le fibre che lo contengono e fuoriesce all’esterno si parla di ernia del disco e questa può andare a comprimere una struttura delicata del nostro corpo che è la radice nervosa.
Quali sono i sintomi che presenta il paziente?
Dr. Sacchelli : è un dolore che viene definito “ riferito” cioè un dolore a distanza . Nel caso di ernia cervicale il paziente può sentire dolore al braccio , se invece si tratta di ernia lombare il dolore è irradiato a uno e, piu’ raramente, ad ambedue gli arti inferiori . Il dolore può estendersi a tutto l’arto o solo una parte , può essere associato a formicolio , bruciore, sensazione di caldo o di freddo , ma possono esserci anche sintomi, che sono più allarmanti del dolore, come ad esempio la perdita di forza: il paziente non riesce più a scrivere , a tenere degli oggetti ecc.. Nel caso di ernia lombare può inciampare , può far fatica a fare le scale , e questi sintomi sono fondamentali da valutare perché in questo caso la struttura coinvolta è la radice nervosa motoria oltre a quella sensitiva .
Nel caso in cui il paziente presenti questi sintomi cosa deve fare?
Dr. Sacchelli: andare quanto prima dal medico curante che deciderà se instaurare una terapia antinfiammatoria a base di cortisone nel caso in cui il paziente possa farlo perché ad esempio nei pazienti affetti da diabete o da ipertensione tale terapia presenta controindicazioni. Sarà poi il medico di base a prescrivere una visita fisiatrica sia che vi sia una risoluzione della sintomatologia, ma ancor più nel caso in cui i sintomi non regrediscano. Sarebbe bene che questa visita non avvenga prima di 15-20 giorni dall’inizio della sintomatologia a meno che compaiono sintomi quali una riduzione della forza che, come abbiamo detto prima, indicano un interessamento della radice motoria. Il fisiatra dovrà decidere dopo aver visitato il paziente, se richiedere una risonanza ed eventualmente un elettromiogramma quali supporti diagnostici alla visita stessa e quindi decidere l’iter terapeutico che potrà essere di tipo riabilitativo o di tipo infiltrativo o anche alternativo o una eventuale visita neurochirurgica.
Qualora non si intervenisse con le cure, i sintomi possono anche peggiorare ?
Dr.Sacchelli: certamente
La diagnosi in questi casi è certa ?
Dr. Sacchelli: l’esame obiettivo del paziente, convalidato dalla risonanza, porta ad una diagnosi certa di ernia discale.
Parliamo ora di OSSIGENO_OZONO TERAPIA
Dr. Sacchelli : nel poliambulatorio, dove i fisiatri lavorano in equipe con il neurochirurgo dr. Incerti e i fisioterapisti, abbiamo cercato di stendere un protocollo terapeutico il più efficace possibile in questo tipo di patologia .Noi utilizziamo l’ozono, gas presente nell’atmosfera, che ci protegge dai raggi ultravioletti e che viene usato da anni in campo medico per svariate applicazioni di cui una delle più importanti è appunto nella patologia erniaria discale . Ha il vantaggio di essere un gas naturale e come tale può essere usato anche in pazienti diabetici, negli ipertesi , non dà fenomeni di allergie in quanto nessuno di noi è allergico all’ ossigeno ed è un gas che ha una grande potenza nel curare questo tipo di patologia . E’ raccomandato anche dal Ministero della Sanità perché si è visto avere un effetto di riduzione del numero di interventi chirurgici di ernia del disco .
In quale modo viene utilizzato l’ ozono ?
Dr. Sacchelli : il protocollo che abbiamo fatto prevede una parte infiltrativa con l’ozono e una parte riabilitativa . Nella parte infiltrativa l’ozono viene depositato in profondità , nella zona più vicina possibile all’ ernia discale e del nervo compresso dall’ernia . Per fare questo abbiamo bisogno di una Risonanza magnetica per valutare in millimetri la distanza in profondità alla quale è necessario arrivare; facciamo una piccola anestesia cutanea per non far sentire al paziente il dolore dell’entrata dell’ago e facciamo uno scatto radiografico per essere sicuri di trovarci il più vicino possibile al punto in cui dobbiamo infiltrare l’ozono . Lo scatto radiografico ci dà questa certezza in più.
Una cosa molto importante da sottolineare è che questa metodologia ci consente di effettuare molto meno delle 10/20 infiltrazioni che di norma vengono previste. Noi con il nostro protocollo non facciamo più di 2 infiltrazioni con le quali possiamo avere un risultato eccellente.
Quindi invece di 10 infiltrazioni se ne possono fare 2 ?
Dr Sacchelli: certo , perché le 10 o 20 iniezioni sono più superficiali ,sotto la cute o all’interno dei muscoli paravertebrali . Per arrivare all’ernia bisogna oltrepassare i muscoli e quindi agire più in profondità; arrivando così di fianco all’ernia si deposita l’ozono che ha il potere di farla riassorbire, in pratica di distruggerla e quindi di liberare il nervo. Con questa operazione molto spesso si hanno dei risultati nell’ immediato post infiltrativo sul paziente che già da quando si alza dal lettino dice di sentirsi meglio. La seconda parte di questo protocollo che è altrettanto importante, è quella riabilitativa che abbiamo ideato insieme ai fisioterapisti che lavorano con noi ed è costituita da qualche seduta di riabilitazione motoria posturale estremamente specializzata. E’ infatti importante riequilibrare la postura da un lato e dall’altro rinforzare tutta la muscolatura addominale che sostiene la colonna vertebrale, soprattutto per la parte lombare e cervicale. Il disco, una volta degenerato, non può ricrearsi di nuovo, ma con la fisioterapia possiamo agire in maniera importante sulla struttura muscolare che dà sostegno alla colonna vertebrale per cercare di evitare il più possibile che questa patologia si ripresenti .
Una volta terminata la parte riabilitativa si insegna al paziente una serie di esercizi che è importante continui a fare a casa per un certo periodo completando così tutto il percorso previsto.
A che distanza di tempo si effettuano le due infiltrazioni ?
Dr.Sacchelli : di solito a distanza di una settimana o due e comunque l’equipe dei medici valuta ogni volta, caso per caso.
Quando il paziente presenta la fase acuta della patologia , occorre aspettare prima di intervenire con le infiltrazioni ?
Dr.Sacchelli : No, le infiltrazioni servono proprio per risolvere la fase acuta . La prima parte nell’affrontare questa patologia è rappresentata dalla terapia farmacologica ma se questa non dà i risultati sperati, come spesso accade, allora occorre cominciare a pensare alle infiltrazioni abbastanza velocemente perché più il nervo , che è la struttura più delicata in assoluto del nostro organismo, viene compresso, più fa fatica a recuperare . Se un nervo viene trascurato quello a cui si può andare incontro, come si dice in termine medico, è una paresi , cioè se un piede perde forza e lo lasciamo così per un po’ di tempo si rischia di non recuperarlo , di recuperarlo male o in tempi molto lunghi e per questo cerchiamo di agire nel prevenire tale evenienza.
Con queste tecniche oggi quindi si cerca di evitare l’intervento chirurgico ?
Dr.Sacchelli : Certamente, anche se oggi gli interventi di ernia discale vengono effettuati in microchirurgia sotto microscopia elettronica ma è comunque un intervento chirurgico a tutti gli effetti e quindi se può essere evitato dando la possibilità al nostro corpo di recuperare naturalmente è sicuramente meglio.
E’ possibile una recidiva in questa patologia ?
Dr.Sacchelli : si, l’ernia discale può tornare a recidivare anche dopo intervento chirurgico. Per capire cosa può predisporre il nostro organismo a questa patologia posso dire che mentre una volta erano i lavori pesanti o i traumi sportivi che la determinavano attualmente il fattore più importante è la sedentarietà , l’immobilità , il lavoro in ufficio , quello davanti al computer; il “non muovere” la colonna vertebrale accelera notevolmente la degenerazione del disco che puo’ facilitare a sua volta l’espulsione della parte interna creando questo problema di ernia discale . E’ importante quindi muoversi , occorre praticare una attività fisica definita aerobica che si fa nel lungo periodo con poco sforzo come le passeggiate, la ginnastica dolce ecc.. Tra l’altro queste sono le attività che aiutano non solo la colonna vertebrale ma ci aiutano anche a livello metabolico , ed è una raccomandazione che ci fanno ogni giorno i cardiologi e i diabetologi perché dobbiamo cercare di ridurre tutti quei fattori di rischio per patologie anche gravi in altri distretti del nostro corpo.